Venti chilometri di passione-Capitolo 19
Con il ritorno dal viaggio arrivò
l’inizio dell’università, del nostro primo anno di università. Io scelsi
Giurisprudenza a Firenze, Giulia invece la Bocconi di Milano. Un’università privata, che
aveva per rettore il Senatore Mario Monti, che costa molto ma che ti fa da trampolino
di lancio per gli impieghi migliori. Insomma, ti laurei lì e sei apposto per la
vita intera.
A me venne consigliata legge sia perché mi è sempre piaciuto
studiare il diritto, sì, quei tomi da mille pagine ognuno, e anche perché pare
che dia buone credenziali per tentare l’entrata nel mondo del giornalismo.
E l’anno accademico, adesso non è
più scolastico ma bensì accademico, iniziò, e se all’inizio io ero
eccitatissimo all’idea di prendere il treno tutte le mattine per andare in
facoltà, già dopo le prime due settimane iniziai a disperarmi per quanto presto
dovevo alzarmi la mattina e per le gambe indolenzite a causa del
sovraffollamento del treno per Firenze delle 7:32.
Giulia per arrivare alla
Bocconi ci metteva più tempo, doveva prendere il treno, la metro e infine il
tram, quello serio, ovvero quello che gira sulle rotaie, invece noi
provincialotti chiamiamo tram anche il comune autobus.
Ricordo una strana euforia sia in
me che in lei, simile a quando passammo l’esame di riparazione di matematica un
anno prima. Avevamo concluso il percorso scolastico obbligatorio, non tanto per
legge ma piuttosto per i nostri genitori, i quali sicuramente non ci avrebbero
permesso di non prendere almeno il diploma. Stavamo concretamente scegliendo il
nostro futuro, e stando insieme, organizzando i nostri orari universitari per
poterci vedere, il mio futuro coincideva col suo e viceversa.
Il venerdì sera uscivamo,
facevamo tardi e il sabato mattina potevamo già vederci al mare, senza dover
aspettare dopo pranzo. Ci sentivamo indipendenti e grandi, e la Versilia aveva un sapore
più gustoso rispetto a qualche mese prima.
Ero un universitario pendolare
che tutta la settimana frequentava lezioni non obbligatorie e che nel week end
si incontrava con la sua fidanzata del nord, della Lombardia, dove sembra che
tutto sia più ricco e migliori e più funzionante, e mi ricordava molto la
situazione vista in numerosi film, dove lui e lei scelgono autonomamente il
proprio futuro decidendo però anche di condividerlo.
Il Natale arrivò in un batter
d’occhio, scelsi il regalo da fare a Giulia mantenendo fede al patto stipulato
l’anno prima e le comprai l’auto biografia di Verdone e degli articoli di
cancelleria.
Lei ama Verdone e il suo libro è molto carino e brillante.
Le
scrissi tre righe di auguri nella prima pagina e sembrò quasi che fosse la
dedica dell’autore per lei.
Comprai anche un regalo per i
suoi genitori e lo stesso fece Giulia coi miei.
Venne qui a Pistoia dopo Natale,
incontrammo i miei in un bar in centro per fare colazione e si scambiarono i
regali. Quello che mia madre fece a Giulia fu molto bello, significativo e
spero che Giulia le abbia dato il dovuto valore.
Pranzammo da soli in una taverna
in Piazza della Sala a suon di patatine fritte e salse.
A pancia piena la accompagnai alla stazione dove prese il treno per
Pietrasanta, la Piera
e Umberto erano già lì da qualche giorno.
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